La chiesa di Santa Maria in Vittorino, meglio nota come chiesa di San Vittorino, è un edificio religioso diroccato situato nei pressi delle Terme di Cotilia, nel comune di Cittaducale in provincia di Rieti. È nota anche come “la chiesa sommersa”, “la chiesa nell’acqua” o “la chiesa che sprofonda”.
È posta all’interno della Piana di San Vittorino (da cui prende il nome di Santa Maria “in Vittorino”): un territorio dove si trovano molte sorgenti mineralizzate e sono frequenti fenomeni carsici come i sinkhole (sprofondamenti improvvisi del terreno).
L’edificio è diroccato, non ha più il tetto ed è parzialmente sprofondato nel terreno, sono ancora in piedi però le mura perimetrali e in particolare la monumentale facciata in calcare giallo. Il suo interno è allagato da una sorgente sotterranea che sgorga nel pavimento, con l’acqua che defluisce per mezzo del portale d’ingresso nella campagna circostante.
L’interno, a tre navate, ospitava diverse opere d’arte. Tra queste sopravvivono un bassorilievo dell’Annunciazione e una fonte battesimale (entrambi risalenti al XIV secolo e conservati nella cattedrale di Cittaducale), un affresco (conservato al museo diocesano di Rieti) e l’altare in pietra (collocato nel cortile del centro anziani di Cittaducale).
La piana di San Vittorino, per via degli evidentissimi fenomeni carsici che vi avvengono, nell’antichità era considerata punto di accesso agli inferi e pertanto era sin da allora un luogo di pellegrinaggio e di devozione. Infatti già in epoca preromana i Pelasgi e i Sabini, forse testimoni dell’impressionante sprofondamento che diede origine al Lago di Paterno, ritenevano quel territorio sacro e vi compivano sacrifici. La zona mantenne la sua sacralità anche presso i romani (tanto che Varrone la definì Umbilicus Italiae), e in tale epoca acquisì ulteriore importanza grazie allo sfruttamento delle sorgenti nell’impianto termale di Cutilia.
L’edificazione della chiesa sui resti dell’antico tempio pagano si deve al fatto che, proprio in quel luogo, nel 96 d.C. subì il martirio San Vittorino di Amiternum. Il santo fu appeso a testa in giù su una sorgente sulfurea e morì dopo tre giorni, avvelenato dalle emissioni gassose di acido solfidrico provenienti dalla fontee.
L’aspetto attuale della chiesa risale a dei lavori di ampliamento che, come riporta un’iscrizione ancora leggibile sulla facciata, iniziarono nel 1608 e furono completati nel 1613. L’intervento di rifacimento fu voluto dal vescovo di Cittaducale, Pietro Paolo Quintavalle, ed è attribuito da alcuni all’architetto romano Giovanni Battista Soria mentre da altri al domese Antonio Trionfo.Divenne in breve tempo una delle più importanti chiese di Cittaducale.
Tuttavia nell’Ottocento il terreno su cui era stata costruita iniziò a sprofondare e una sorgente sotterranea emersa dal pavimento allagò la chiesa, che pertanto dovette essere abbandonata. L’improvviso sinkhole fu dovuto alla superficialità della del terreno dove la chiesa fu fondata (posta a soli 90 cm dal piano di campagna), e probabilmente innescato dal terremoto del 1703.
Dopo oltre un secolo di abbandono, il terremoto del 1979 causò il crollo del tetto della chiesa. Nel gennaio del 1988 la provincia di Rieti avviò l’esecuzione di lavori urgenti per rallentare l’inabissamento ed evitare ulteriori crolli. All’intervento doveva seguire il recupero completo dell’edificio, che tuttavia non venne mai eseguito. La chiesa è tuttora abbandonata e continua lentamente a sprofondare.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Vittorino
Informazioni utili: Percorrendo la salaria da Cittaducale, appena 200 metri dopo il bivio a sx per le Terme di Vespasiano, si intravede sulla dx, a bordo strada, il rudere di una costruzione sommersa dalla vegetazione (si può parcheggiare nello spiazzo subito dopo il rudere); il cartello turistico qui presente indica che ci troviamo al KM.88,100 della Salaria.
Grazie anche alla vegetazione che avvolge e cresce tra i muri della chiesa, lo spettacolo che si presenta al visitatore è assai affascinante. Dopo aver parcheggiato l’auto è facile individuare il breve sentiero che, passando sotto ad un fico, conduce all’entrata della chiesa che, ancorché parzialmente sommersa, è ancora agibile; comode passerelle di ferro consentono anche, con la dovuta attenzione, di muoversi con sufficiente sicurezza anche all’interno della chiesa. Per mangiare a soli 100 metri ci sono le baracchine che vendono panini con la porchetta (specialità della zona).